Dentro la parola amore
- patripetre
- 6 ago 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Dopo due anni ho ricominciato a scrivere il mio diario di bordo che ho intitolato illo tempore, "l'Inizio". 24 mesi di riflessioni e attività di coaching, due lunghi anni in cui ho raccolto testimonianze, ho studiato casi, ho ascoltato storie di persone che dopo essere diventati genitori, dopo aver procreato, hanno vissuto l'ostracismo e l'odio dei propri figli, vittime inconsapevoli di genitori carnefici. E così ho deciso di offrire una finestra ai figli di genitori alienanti e ai genitori alienati che vivono l'incubo di compagni alienanti che dentro la parola amore trasmettono odio per l'altro genitore, quello che li ha lasciati.
Nel primo post dicevo che ho ricominciato a vivere ascoltando Mannarino. Oggi posso dire che quella canzone è diventata parte della mia attività di coaching. Alla fine di alcune sedute faccio ascoltare quella canzone e le persone sentono risuonare parole di anima, parole di vita, parole di cuore.
Una frase in particolare, in quesi anni mi ha fatto riflettere: "non c'è cosa peggiore che un padre che non ha amato". Esistono molti modi per non amare un figlio, non è necessariamente amore occuparsene. Dipende cosa si intende per "Amore".
Nelle storie di "Alienazione genitoriale" c'è sempre un perno centrante attorno a cui si dipanano le vicende di tutte quelle famiglie che scelgono la guerra genitoriale in nome dell'amore per i propri figli, invece che scegliere la compagine e la squadra in nome dell'amore incondizionato.
Ogni figlio alienato crede che l'odio che riversa sul genitore odiato sia personale, sia dovuto alla sequenza di immagini che lo portano a far suo l'odio che invece appartiene al genitore che è stato lasciato.
Ma perchè lasciamo il padre/la madre dei nostri figli? Le motivazioni sono tante: ti lascio perchè soffochi ogni parte di me che ti ha amato, soffochi ogni parte di me che ti ha fatto innamorare, pretendi da me una presenza assidua e millimetrica che soffoca la parte creativa di me, soffochi ogni giorno la parte di me che ti offre amore. Questi dettagli, affatto trascurabili sono il leith motif che regola le separazioni. Salvo qualche rara eccezione, la maggior parte di adulti con figli, che si lasciano, pretendono di usare la creatura come merce di scambio. NON PUO' FUNZIONARE!!!
Rendiamoci conto che la vita è solo un passaggio su questo pianeta e i nostri figli sono la nostra emanazione. Va conferita loro la cosapevolezza che voler bene significa volere il bene delll'altro. Ciò non significa che dobbiamo voler male a noi stessi, ma l'altro, che è il nostro specchio può solo che rimandare amore se noi lo amiamo.
La mia è una lunga storia e forse, un giorno, la racconterò. Oggi è per me più importante stare accanto a chi, come me, sta vivendo una realtà di ostracismo da parte dei propri figli che sono inconsapevoli vittime di persone alienate dalla vita e alienanti verso il prossimo.
Alla prossima!
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